Come nascono le nostre campane - gruppo de santis corinaldi

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CAMPANE - OROLOGI DA TORRE - RESTAURO MECCANISMI
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Come nascono le nostre campane

 
 

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La comunità è invitata ad assistere al momento della fusione e al rito di benedizione della fornace.

 
 

La campana è innanzitutto uno strumento musicale, emette una nota fondamentale e una serie di toni parziali, il cui dosato intreccio e precisione ne caratterizzano il classico suono.  A parità di diametro di bocca, la forma (sagoma), la qualità della lega e della fusione, determinano  la nota fondamentale, l’armonia dei toni parziali, la potenza e il timbro.
Ma  la campana è anche un’opera d’arte visiva: Fregi, iscrizioni e immagini votive prendono vita in pochi secondi dal getto liquido di bronzo ma rimangono per secoli a testimoniare intenzioni e dediche.
Basti questo per comprendere quanto sia complesso tutto il percorso che dal progetto porta ogni campana all’interno di un concerto; pieno di segreti, esperienze empiriche, regole matematiche ed espedienti pratici che i nostri fonditori si sono tramandati di generazione in generazione dal 1498!.  
Non c’ è un solo metodo per ‘costruire’ una campana, soprattutto se si guarda indietro nel tempo. Per tutti, però, il principio è costruire un’intercapedine vuota con la forma esatta della campana voluta, entro cui versare il bronzo liquefatto . Un’intercapedine delimitata internamente da un ‘maschio’ ed esternamente da un ‘mantello’.  Insomma la maggior parte del lavoro è progettare e realizzare il ‘maschio’ e ‘il mantello’: devono avere forma e dimensioni adeguate per ottenere la tonalità voluta, devono resistere alla temperatura del bronzo liquido senza schiantare, devono avere delle proprietà traspiranti e una superficie il più liscia possibile.
 Decisa la nota fondamentale della campana voluta e la tipologia di sagoma (leggera, media, pesante, ecc.) sappiamo già per esperienza la misura del suo ‘’orlo’ (spessore massimo della campana sul punto di battuta). Da questa misura deriva per moltiplicazione il diametro di bocca e il peso.  Si inizia con il disegno del profilo esterno della campana su una tavola di noce; una volta fatto si applica sulla tavola una lamiera in acciaio su cui, tenendo come riferimento dei punti fissi, si disegna il profilo dell’interno della stessa campana. In questi disegni nulla è lasciato al caso: ogni minima curva ha un suo preciso raggio derivato dall’orlo, così come l’altezza e tutti gli spessori. Per una campana di medie dimensioni, il disegno dei profili necessita il puntamento del compasso a metri di distanza dalla curva stessa: compasso realizzato con paletto e spago. E’ un lavoro di estrema precisione e millimetrico in cui si tiene conto persino del calo di volume del materiale dello stampo.
Fatto il disegno, fissiamo la tavola su un perno verticale  (alla giusta misura dettata da punti fissi) e facciamo in modo di lasciarla libera di ruotare. Con questo ‘compasso’ o ‘raffa’ costruiamo il ‘maschio’, cioè l’interno della campana: usiamo mattoni crudi in argilla di cui ne smussiamo gli angoli asseconda della necessità, legati con  un impasto pestato di terra argillosa (mischiando diverse precise qualità spesso reperibili nelle vicinanze), crine di cavallo, canapa e acqua proprio quanto basta. Ricopriamo poi con vari strati di ‘calcina’ sempre più fine e con meno impurità, facendo attenzione a non porre un nuovo strato senza che il vecchio sia pienamente asciutto. L’asciugatura è garantita da carboni ardenti posti dentro alla struttura in mattoni. Il maschio viene poi levigato aggiungendo vari  strati di ‘calcina’ realizzata con terra setacciata dall’aspetto di uno yogurt.
Per realizzare ‘il mantello’ occorre costruire sopra al ‘maschio’ una ‘falsa campana’, cioè una campana in terra che poi verrà distrutta. Si cosparge allora il ‘maschio’ di distaccante naturale (latte e cenere), si toglie la lamiera dal ‘compasso’ e si forma la ‘falsa campana’ ponendo vari strati di impasto di terra, sterco e  acqua con rinforzi di canapa. Al solito alla fine si passano più strati di ‘calcina’ raffinata allisciati dal compasso. All’interno i carboni ardono ancora e nel giro di qualche giorno la falsa campana con dentro il maschio è asciutta. Si spengono i carboni, si lascia raffreddare il tutto e di buon ora si cosparge la falsa campana di ‘sego caldo di maiale o vitello, misto a cera d’api’, si leviga ancora con il ‘compasso’. Si aggiungono le immagini votive, le decorazioni e le iscrizioni in cera, precedentemente preparate dai calchi in gesso.
A questo punto si può iniziare la costruzione del ‘mantello’: sempre a fuoco spento, si cosparge la campana di ‘calcina’molto liquida a piccoli strati facendo attenzione che penetri in ogni interstizio delle cere. Un lavoro che dura giorni, anche perché in un primo tempo non si può contare sull’aiuto dei carboni che devono evidentemente rimanere spenti. Negli strati successivi la terra può essere più grossolana. Importanti sono le legature con la canapa, lo spago e il filo di ferro. Solo a questo punto si aggiunge lo stampo del grappolo precedentemente preparato col metodo a ‘cera persa’ usato per le fusioni artistiche. Lo si ingloba all’interno del mantello.  
Si accende il fuoco per diverse ore in modo che tutto si asciughi e la cera e il sego si sciolgano, lasciando nella parete interna del mantello i negativi delle immagini, decorazioni e scritte. Con degli argani si solleva il mantello, si rompe la falsa campana e si rimette il mantello a suo posto. Per ottenere una superficie più liscia, impermeabile al bronzo liquido e permeabile all’aria, usiamo  ‘affumicare’ con nerofumo di paglia l’interno del ‘mantello’ così che la fuliggine riempia tutti i pori. Si sotterra tutto e si è pronti per la colata. Il bronzo viene riscaldato in forno fino a 1.200° C; rompendo il tappo di terra del forno, la colata esce nei canali e va a riempire l’intercapedine in cui c’era la falsa campana; l’aria esce dagli sfiati insieme ai gas di fusione dando origine alle classiche fiamme, la colata avviene in pochi minuti.
Dopo alcuni giorni che la campana si è raffreddata lentamente, è pronta per essere liberata dal suo stampo che verrà distrutto, rimacinato e riutilizzato come terra grezza per altre fusioni. E proprio perché lo stampo viene distrutto, ogni campana rimane un'opera unica ed irripetibile.
          


CALCOLO SAGOMA OTTOCENTESCA


Il calcolo delle sagome è uno dei segreti principali per ottenere l'equilibrio armonioso tra nota fondamentale e toni parziali che distingue le nostre campane. Custodiamo il segreto delle sagome di storici fonditori.  


... I MATERIALI DI SEMPRE


Come ci è stato insegnato dai nostri avi, per la formatura dello stampo (uno per ogni campana) usiamo materie prime 'a chilometri zero': miscela di argilla scelta, minerali, canapa, crine di cavallo, sego aniamle, cera d'api. Usiamo come distaccante tra il maschio e la falsa campana una miscela di latte e cenere. Non usiamo componenti chimici.


INTENZIONI E IMMAGINI


Il bronzo liquido impiega solo pochi secondi per rendere immortali dediche e immagini sul dorso della campana. Abbiamo un vasto repertorio di immagini e decorazioni da scegliere ma i nostri artisti sono sempre pronti per scolpire immagini personalizzate fornite dal committente.


 
 
 
 
 
 
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